Morisio e il windsurf, sogno mondiale

Il 20enne torinese è alle Hawaii, dove si corre l’ultima tappa del mondiale Wave. L’obiettivo? Entrare in pianta stabile tra i migliori 28. Senza dimenticare gli esami di Economia Aziendale…
Morisio e il windsurf, sogno mondiale
di Federico Porrozzi
7 min

Lasciare casa, la famiglia e gli amici per gran parte dell’anno e puntare tutto su un sogno. Darsi del tempo per inseguirlo senza mollare gli studi. Perché nella vita i sogni posso svanire ed è comunque importante pensare ad un futuro diverso da quello che ci si immagina da giovanissimi. Quello di Federico Morisio è diventare uno dei windsurfisti più forti del mondo. Vent’anni, torinese, capelli lunghi e biondi (come potrebbe essere altrimenti?) che “svolazzano” insieme alla tavola e alla vela sulle acque dei mari più famosi del pianeta. Alla vigilia di uno degli appuntamenti più importanti della stagione, il Maui Aloha Classic, gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua vita da “Un mercoledì da leoni”. Scoprendo che, al di là del sole, delle onde e della spiaggia, per arrivare in alto servono molto impegno e spirito di sacrificio.

- Chi ti ha messo per la prima volta su una tavola?
“Mi ha insegnato mio padre, anche lui grande appassionato di windsurf. Andavamo in Corsica e le nostre vacanze erano dedicate a questo sport. Poi con il passare degli anni ci siamo spostati in Grecia, Francia, Sardegna, Marocco e anche Santo Domingo, Brasile e Sudafrica. E la passione per questo sport è cresciuta a dismisura”. 

- Quando hai capito di voler provare a fare del windsurf una professione?
“E’ successo tutto due anni fa. Durante un viaggio a Maui ho osservato i professionisti tra le onde e ho capito che ero pronto a tutto per inseguire un sogno. Quando sono rientrato a casa ho parlato con mio padre e gli ho detto che volevo provarci. Lui all’inizio temeva che avrei mollato lo studio ma poi ha capito che sono sempre stato un ragazzo con la “testa sulle spalle”, che sono sempre andato bene a scuola e quindi mi ha dato fiducia, supportandomi insieme a mia madre in tutto e per tutto. I miei hanno una mentalità molto aperta e non mi hanno mai obbligato a fare le cose. Certo, mi spingono a studiare ma sono sportivi e capiscono la mia passione per il windsurf”.

- A proposito di studio, frequenti l’università?
“Dopo il diploma scientifico ho iniziato a studiare Ingegneria ma, con l’obbligo di frequenza, non era compatibile con lo sport. Quindi sono passato a Economia Aziendale: la frequento da due anni e non riesco sempre a dare gli esami in tempo ma alla fine dell’anno conto di stare al passo”.

Fino a due anni fa i campioni li vedevo solo nelle riviste, adesso faccio spesso windsurf con loro… è incredibile

- Cosa rappresenta per te la scelta di “fare sul serio” con il windsurf?
“E’ un atto di pazzia. Sapevo di essere bravo a livello amatoriale ma anche che potevo dare di più. Iniziare a fare sul serio a 18/19 anni è un rischio perché sei al limite con l’età ma ci voglio provare e voglio farlo al 100%, allenandomi duramente, andando nei posti migliori e confrontandomi con i migliori”.

- Pensare da professionista dello sport vuol dire anche seguire delle regole rigide sia per la preparazione che per l’alimentazione…
“Ho sempre sognato di diventare un atleta, amo allenarmi e pormi degli obiettivi. Mi piace la soddisfazione che può darti l’agonismo. Curo l’alimentazione con il supporto di un nutrizionista, cercando di mangiare bene togliendo zuccheri e grassi e tutto ciò che può appesantirmi. Anche se mi piace il basket e ogni tipo di sport, faccio attività di supporto al windsurf come la palestra e la bici. E cerco il giusto equilibrio. Non è facile ma la passione, la motivazione e la “fame” agonistica sono grandi amiche”.

- In questi giorni sei alle Hawai per il NoveNove Maui Aloha Classic.
“E’ un evento che fa parte del PWA Wave World Tour, la coppa del mondo di windsurf wave. Ogni stagione è composta da 6 tappe e ad ogni round partecipano 28 atleti in pianta stabile mentre 4 arrivano dai “trials”, le affollate selezioni che si fanno prima di ogni evento. Il mio sogno è entrare a far parte dei migliori e poi diventare uno di quei 28”.

- Il wave non è il windsurf tradizionale. Di cosa si tratta? 
“La nostra specialità è un mix di salti e cavalcate, che devi effettuare sia a dritta che a sinistra. E’ più spettacolare e adrenalinico rispetto a quella tradizionale, in cui conta chi è più veloce. Il mio team? Si chiama Goya Windsurfing, ha sede a Maui ed è la squadra campione del mondo. E’ una squadra internazionale e ogni Stato ha una “filiale”. Io faccio parte del team italiano e sono supportato anche da MFC Hawaii, San Lorenzo Yatch e K-WAY”.

- Gareggi e ti alleni con i migliori del mondo. Che persone sono, fuori dall’acqua?
“Ho iniziato a farmi vedere andando in mare nei loro stessi posti e negli stessi orari. Dopo due o tre volte hanno iniziato a riconoscermi e devo ammettere che sono rimasto colpito dal loro modo di essere. Hanno i piedi per terra, non ti snobbano. Anzi, ti aiutano e ti danno consigli, perché ti considerano parte di una grande famiglia. Ci vediamo spesso e passiamo molto tempo insieme. Due su tutti? Lo spagnolo Victor Fernandez, con cui a volte mi alleno e Marcilio Browne, che è l’atleta ideale. Fino a due anni fa li vedevo solo nelle riviste, adesso faccio spesso windsurf con loro… è incredibile”.

- I windsurfisti si allenano quasi sempre in mare. In base a quali aspetti programmate i vostri viaggi durante l’anno?
“Scegliamo a seconda del periodo e del clima. Ogni anno, in primavera e autunno, vado alle Hawaii per un mese e mezzo e esco con il windsurf tutti i giorni. A Maui affitto spesso una stanza da una famiglia che ha una casa di fronte la spiaggia oppure, se siamo in tanti, prendiamo una villa dove stare tutti insieme. In inverno, invece, i posti migliori sono Sudafrica, Cile e Australia mentre d’estate tappa fissa alle Canarie e nei mesi di “mezzo” la Francia del sud e la Sardegna”.

- Nel corso dell’anno sei spesso fuori casa per inseguire le onde. Non ti mancano gli amici?
“Loro mi spingono, mi seguono e mi supportano molto, anche perché mi conoscono bene e sanno cosa voglio. A volte, quando sono in giro per il mondo per molto tempo soffro un po’ di nostalgia ma per fortuna la tecnologia ci permette di rimanere in contatto. Con il computer, gli smartphone e i social network è impossibile non sentirsi. Anche se, spesso, noi giovani ne facciamo un uso spropositato”.

- Cosa sogni per il tuo futuro?
“Ho molti progetti e due grandi obiettivi: il primo è allenarmi il più possibile diventando, meritatamente, un atleta riconosciuto a livello internazionale e un’icona del windsurf italiano. Vorrei rappresentare un’immagine positiva che il nostro Paese merita. Il secondo è esportare l’immagine del windurf wave, che è più specifico e complicato rispetto a quello tradizionale ma che ti permette di stare a contatto diretto con la natura. Ed in più è una specialità stupenda da praticare”


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