Sono passati poco più di dieci anni da quando la vita di Giusy Versace è cambiata per sempre. Un terribile incidente d’auto la privò degli arti inferiori e Giusy dovette cominciare una seconda vita, sostenuta innanzitutto dalla tenacia e dalla voglia di mettere l’handicap in un angolo. Anzi, di trasformarlo in una particolarità, dimostrando che nulla è impossibile, dando una mirabile prova di forza di volontà. Atleta (11 titoli italiani, un record europeo nel 2012 e diversi record nazionali sui 60, 100 e 200 metri tra i T43), scrittrice (la sua biografia “Con la testa e con il cuore si va ovunque” è edita da Mondadori), ballerina (vincitrice di “Ballando con le stelle”) e conduttrice (“Alive” su Rete 4 e, oggi, “La Domenica Sportiva”): i limiti sono solo nella testa, dice a Radio Cusano Campus, l'emittente dell'Università Niccolò Cusano.
Giusy ha da poco scritto la propria autobiografia. Un vero e proprio manifesto di vita. E' lei stessa a parlarne a Radio Cusano Campus. Non nascondendo un certo orgoglio: "E’ un diario dove mi sono raccontata e ho voluto mettere in risalto come sia riuscita a reagire a una tragedia, senza mai trascurare il duro lavoro che ho fatto. Sofferenza, lacrime, sconforto: ora in tanti mi vedono sorridente, ma non dimentico quanto ho lavorato, pianto e faticato. La prima parte del libro è tosta, perché attraversa proprio quel periodo della mia vita".
La fede, confessa Giusy alla radio dell'Università Niccolò Cusano, è stato un elemento fondamentale nell'accettare la disabilità: "Non sono mai riuscita ad arrabbiarmi per ciò che mi è successo. Da quando mi sono svegliata dal coma, ho provato un senso di gratitudine per una seconda opportunità di vita. Non è semplice convivere con un handicap, ho anche io delle giornate difficili. Però le tengo per me, mi piace condividere le cose belle che riesco a fare. Nella mia autobiografia racconto un viaggio a Lourdes che mi ha cambiato completamente il punto di vista della vita. A volte, quando capitano certe cose, uno si domanda perché sia accaduto proprio a lui. Quel giorno, guardando la statua della Madonna, mi sono invece chiesta: “perché non a me?”. Se ti guardi attorno, c’è sofferenza in ognuno: la differenza la fa come si affrontano i problemi. Non possiamo decidere di non soffrire, ma possiamo decidere come affrontare la sofferenza. Sapevo bene che le mie gambe non sarebbero ricresciute, così ho imparato a guardare le mie nuove “gambette” come una nuova chance".
Uno dei tratti caratteristici di Giusy è indubbiamente la carica. L'ottimismo. La positività con cui affronta la vita: "Il dolore logora e inasprisce. Il limite è sottile, sta a noi non cadere nel baratro perché siamo come delle spugne e assorbiamo l’umore che abbiamo intorno. Non dobbiamo circondarci di negatività: io ho fatto così fin dai primi giorni, evitando di piangere davanti ai miei cari. Se volevo sfogarmi piangendo, mi chiudevo in bagno. E lo stesso lo hanno fatto i miei genitori: mi hanno sempre caricata». La sua esperienza alla guida de "La domenica sportiva" si sta rivelando particolarmente preziosa: "E’ stata una sfida, un’intuizione del direttore Carlo Paris. Non ero assolutamente convinta, per diversi mesi ho temporeggiato: non ho mai pensato di fare tv tanto per farla, ho sempre cercato di sposare progetti coerenti con ciò che rappresento nella vita". Anche perchè, nell'anno Olimpico, la sua esperienza ha un valore ancor più simbolico. "La Rai voleva tenere una finestra aperta sui cosiddetti sport minori, oltre naturalmente al calcio. Mi hanno convinto a portare il mio sorriso e la mia spontaneità, e dar luce a storie nascoste. Ora mi sto appassionando al campionato, sono entrata nei meccanismi e anche i più scettici mi apprezzano. Alla Domenica Sportiva si parla molto di calcio, ma non potrebbe essere altrimenti: è una trasmissione complicata, due ore e mezza di diretta con contributi, ospiti e molto altro. Ho la fortuna di lavorare con Marco Civoli, che è molto sensibile, e che ci ha dato anche modo di aprire la trasmissione con argomenti non calcistici. Apprezzo poi il modo di raccontare le storie di Marco Berruto». Giusy ha anche fondato la onlus “Disabili No Limits": "Nel 2011 mi sono resa conto di essere diventata un punto di riferimento. Ma c’era ancora poca conoscenza dello sport per disabili e in Italia si fa fatica, perché alcune discipline richiedono ausili particolari e lo Stato non li copre. Così ho deciso di organizzare eventi per promuovere lo sport come terapia: con i fondi che raccogliamo, compriamo degli ausili e regaliamo nuove opportunità di socializzazione».