Stefano Baldini è una leggenda e come tutte le leggende non ha bisogno di presentazioni. Quando uno vince la maratona nelle Olimpiadi e lo fa trionfando ad Atene, c’è poco da dire. Terminata la sua carriera da big dell’atletica leggera, adesso Baldini è direttore tecnico del settore giovanile della Fidal e cerca di scoprire qualche campione del domani, senza mai dimenticare, però, di dedicare tempo alla solidarietà.
Ne ha parlato in una lunga intervista concessa a Radio Cusano Campus, in cui, tra le altre cose, è tornato sulla maratona di New York, che quest’anno ha corso per due onlus: “New York è sempre uno spettacolo e un’emozione pura. Una esperienza pazzesca, soprattutto considerando che stavo correndo per una giusta causa, promuovere le Onlus Actionaid, che si occupa di fame nel mondo e adozioni a distanza, e Apro, impegnata per le nuove tecnologie nell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia”.
Baldini ha seguito i Meeting di Atletica dedicati a persone con diabete di tipo 1, volti a inviare un messaggio di speranza per la patologia. Anche perché, ha detto Baldini all’emittente dell’Università Niccolò Cusano, lo sport è un importantissimo strumento di prevenzione: “Vedere e toccare con mano che l’attività fisica diminuisce la necessità e l’assunzione di medicine è un messaggio importantissimo.Le gare servono a stimolare il diabetico che non penserebbe mai di muovere un solo passo di corsa. Anche se poi, per fare prevenzione, basterebbe un po’ di cammino a velocità sostenuta”.
Per combattere il diabete, secondo Baldini, serve anche e soprattutto una rivoluzione culturale. Questa è la tesi che ha espresso ai microfoni di Radio Cusano Campus: “Ho trascorso una settimana a New York e ho toccato con mano quanto siamo fortunati e che vantaggio avremmo in termini di educazione al cibo e risorse naturali. L’Italia è fatta di eccellenze locali, tutte di alto livello, che per la nostra salute possono rappresentare una vera e propria salvezza. Il clima mediterraneo ci permette di coltivare e produrre cibi che ci aiuterebbero a stare in salute per molti anni se fossimo in grado di coltivare nei nostri ragazzi la “cultura mediterranea a zona”, un dosato mix di carboidrati, proteine e grassi autoctoni”.
L’attività fisica, ha dichiarato Baldini ai microfoni della radio dell’Università Niccolò Cusano, è un aspetto essenziale per prevenire ed affrontare il diabete: “E’ uno dei segreti. Purtroppo praticare attività fisica a scuola è sempre più complicato, quindi quasi sempre tutto parte dall’iniziativa delle famiglie, che portano i ragazzi ai campi sportivi il pomeriggio. Fortunatamente, l’Italia è ancora piena di persone che spendono tempo libero volontariamente a insegnare ed educare i giovani al gesto tecnico e alla sana competizione. Se ci rendessimo conto della prevenzione che si può fare, in termini di salute, lavorando su un campo sportivo, otterremmo risultati a lungo termine inimmaginabili sia dal punto di vista della salute sia economico. Sembra demagogia, in realtà l’Italia sarebbe terreno molto più fertile di altri per il clima e il cibo che abbiamo”.